Il post-it

Il ragazzo seduto accanto a me tira fuori dallo zaino una penna, una moleskin e due post-it.
Uno dei due post-it è vuoto: lo incolla sulla copertina della moleskin. L’altro è fitto di scritte: lo incolla su una gamba.
Afferra quindi la penna e con calma e precisione ricopia e ripulisce le parole da un post-it all’altro.

Mi trovo quindi a ruoli invertiti rispetto a quanto è successo recentemente. Provo a sbirciare ma l’unica conclusione a cui riesco ad arrivare è che un post-it non é il contenitore adeguato per quel fiume di parole:. Purtroppo però di questo fiume non riesco a distillare neanche una goccia, anche perché il mio compagno è geloso del suo tesoro, come del resto sarei io.

Finisce la sua opera pochi minuti prima di arrivare alla stazione di fine corsa. Piega in quattro il post-it riempito e lo appoggia, quasi lo lancia, su quella piccola sporgenza che funge da tavolino tra le due file di posti a sedere.

Forse vuole buttarlo, in un modo poco civile. Ma allora perché non accartocciarlo?
Forse chiede l’elemosina. È un modo che ho visto altre volte e la cui timidezza e discrezione mi commuove ogni volta. Ma allora perché piegarlo in quattro?

Forse lo appoggia solo un attimo, il tempo di raccattare la giacca e lo zaino. E invece no: si alza e si dirige verso l’uscita.
Non lo ha neanche dimenticato: prima di andare via gli lancia un ultimo furtivo saluto.

La tentazione di afferrarlo ed aprirlo è forte ma in realtà so di cosa si tratta. Riconosco benissimo quel gesto con cui ha lasciato il post-it sul tavolino: timido eppur deciso, con la finta indifferenza di chi sa che sta compiendo un gesto fatale, quello del naufrago che lancia in mare il suo messaggio in bottiglia.

È una dichiarazione d’amore. Non ho dubbi.
Ma per chi?

Sono egocentrico ma non abbastanza da pensare che sia per me. E anche gli altri due compagni di viaggio mi sembrano destinatari improbabili (uno in particolare).

Deve essere qualcuno che certamente passerà da qui e con buona probabilità raccatterà il messaggio.
Dunque: o l’addetta alle pulizie o la capotreno.

Oppure una viaggiatrice che il ragazzo sa che prenderà il treno nel senso opposto. Mi immagino il messaggio al cellulare: “Ultimo vagone, secondo gruppo di sedili sulla destra. C’è qualcosa per te”.

Ma è un piano arzigogolato: lo penserebbe e attuerebbe solo un folle.
Oppure un innamorato.

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