Noi non ci saremo

Apocalisse morbida, by Lorenzo D'Uva

La fine del mondo arriva senza preavviso.

Una persona previdente come me dovrebbe avere un progetto anche per queste occasioni.
Mi immaginavo l’apocalisse con accanto mia moglie e i miei figli, tutti stretti vicini in attesa dell’ineluttabile. O almeno abbracciato ad uno sconosciuto che il caso ha voluto al mio fianco nell’ora in cui si è tutti fratelli.
Supponevo che sarebbe arrivato dopo settimane passate a vedere in televisione un capo di stato che schiuma rabbia o a premere compulsivamente il pulsante per aggiornare una pagina con le ultime notizie.

E invece arriva così, alle 18.03 di un pigro martedì pomeriggio. Forse per opera di Vogon provenienti dallo spazio o di un soldato ubriaco che ha fatto partire un missile.
Penso questo mentre il mio treno è appena partito e il mio vagone è vuoto.
E’ l’ora in cui i pendolari di solito tornano a casa e agosto è ancora troppo in là a venire.

C’è solo una spiegazione logica: sono l’ultimo Uomo sulla Terra.
Sono arrivato leggermente in anticipo, prima degli altri passeggeri. Forse il treno è stato verniciato da un’azienda della Camorra, che per la vernice ha usato qualcosa preso da una discarica abusiva, con chissà quali proprietà che per il più fortuito dei casi mi ha protetto dalla bomba. Sì, una di quelle bombe dei libri di fantascienza (che ora mi pento di non aver mai letto): una bomba che uccide le persone e lascia intatte le infrastrutture.

Ma se è andata così (e sicuramente è andata così), chi sta guidando il treno?
Mi alzo febbrile e vado verso il locomotore. Apro la porta che dà sulla cabina di comando.
I sopravvissuti siamo due.

Lo riconosco. Pochi capelli, alto una mano più di me. Sguardo mai cattivo, mai cordiale.
– Mi scusi…
Sembra più nervoso i me. È attaccato al telefono, non parla, ascolta solo. Rumori indistinti. Sembrano urla.
Con un gesto della mano azzera il volume della mia voce.
Prendo fiato e riprovo:
– Le chiedo scusa ma…
– Zitto, cazzo!
Senza staccare l’orecchio dal telefono mi chiude la porta in faccia.

Trascino i piedi verso un sedile imprecisato. Guardo attraverso il finestrino.
Il Mondo sembra normale, a parte la totale assenza di forme di vita di razza umana.
Il silenzio è una presenza palpabile. Con il passare del tempo prendo confidenza con esso e lo sento scalfito da voci lontane, due vagoni più in là. Corro trascinato dalle orecchie e arrivo alla fonte.
I sopravvissuti siamo quattro.

Si aggiungono due amici, che non parlano italiano e che mi guardano con sgomento.
Arretro. Capisco. Arabi.
Gli arabi hanno invaso il nostro Paese.
Il treno si è fermato ad una stazione ed è salito un altro loro compatriota.
Non è la fine del mondo: solo della mia Nazione. Armi chimiche, suppongo.

Cerco di guadagnarmi l’uscita ma non faccio in tempo: il treno riparte.
Ho un invasore alle spalle e due di fronte. Li prendo di sorpresa: corro e riesco a raggiungere il terzo vagone.
I sopravvissuti siamo tre, di uguale numero con gli invasori.

Nel terzo vagone c’è una ragazza.
È assorta a guardare il suo telefonino ma sembra tranquilla: la sua serenità in parte mi contagia.
È con un tono quasi normale, sia pur scalfito da una gran voglia di piangere, che le chiedo:
– Ti prego. Dimmi che sai cosa è successo!

Lei mi guarda complice. E replica con foga e indignazione, ma senza paura:
– Guarda, uno schifo…  ha segnato l’Uruguay. Mi sa che noi non ci saremo nelle prossime partite del Mondiale.
Mi porge il suo smartphone, il cui schermo annuncia la disgrazia.
Guardo il testo della notizia senza riuscire a distinguere lettere e parole. Le mie mani tremanti le riconsegnano il telefono.

Già. I mondiali di calcio.
Mi volto e guardo di nuovo attraverso il finestrino: vedo il sole, che percorrerà ancora mille stagioni, e il mondo, che per mille secoli almeno ancora percorrerà gli spazi di sempre, in compagnia di questo discendente dalle scimmie, che si suppone sia la forma di vita più evoluta.

3 pensieri su “Noi non ci saremo

    • Grazie 🙂 .
      Io sì: il racconto non è autobiografico 🙂 .
      Ho dei colleghi che mi ricordano questo genere di cose.

      In realtà ormai trovo noiosi quelli che si lamentano dei Mondiali almeno quanto quelli che ne sono appassionati.
      Ma mi sembrava che almeno dalla cosa potesse nascere un post buffo: la prima idea di titolo del post era “Le avventure postatomiche del Dottor Spocchia”, ma mi sembrava di svelare subito la natura idiota del racconto 🙂

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