Natale di seconda mano

Uscendo dal treno c’è un mondo, anzi ce ne sono due.

Due mondi fatti di carne viva, pulsante, di paesaggi, di attori e di comparse; mica come due parole buttate lì in un blog.
Uno di questi mondi è fatto comunque di rotaie e di vite che ci viaggiano sopra. L’altro mondo è fatto di vite che hanno deragliato, per sbaglio o per scelta.
Un mondo è fatto di vite con un solo accordo: casa – treno – lavoro – treno. L’altro mondo è fatto di intere sinfonie: Budapest – Milano – Millemondi – Chissà.
In uno di questi mondi abito io, nell’altro una ragazza.

Questi due mondi si intersecano nella città di Millemondi, davanti alla Cooperativa Millemeraviglie, dove lavoro.
Io ho in tasca qualche euro e qualche certezza, lei un giornale di strada e una fantastica e terribile libertà.

Sono due mondi che faticano ad incrociarsi, tanto che non so dirvi il nome della ragazza, tanto che per mesi l’interazione si è limitata ad un ciao e a due gesti: io do’ soldi, lei da’ giornale. Interazione iniqua – il mio mondo ha il controllo – ma in fondo quasi equa: lei in cambio mi dà un giornale. Lavora, non questua: la grandiosità dei giornali di strada.

Poi un giorno l’interazione si evolve. E’ il dicembre del 2011 e lei mi ferma:
– Ciao
– Ciao. Scusa ma non ho spicci oggi…
– Spicci? Io volevo solo augurarti buon natale: domani parto.

E io resto lì. Resto lì e fuggo lontano dalla mia vergogna. Resto lì e ci penso per tutta la giornata: ho creduto per più di trent’anni di essere Gandhi e scopro all’improvviso di essere Scrooge.

Lei è andata via, ma dopo un mese è tornata. Torna sempre.
A spizzichi giornalieri impariamo a conoscerci: io ho due figli, lei due genitori, io vengo dal sud, lei dal nord. E così via. Ci siamo solo dimenticati sempre di dirci i rispettivi nomi.

Poi è partita di nuovo: sua madre soffriva di calcoli.
Poi è tornata ed è partita nuovamente poco dopo: la madre le aveva mentito. Tumore.

E’ mancata più del solito ma oggi è tornata.
La mamma se n’è andata e lei non è neanche arrivata in tempo per salutarla.
Ed è di nuovo dicembre.

Magari la prossima volta le chiedo come si chiama.
Intanto le auguro buon Natale.

* * *

Questo è il mio ultimo post dell’anno: mi prendo la canonica pausa natalizia. Tornerò a scrivere a metà gennaio.

2 pensieri su “Natale di seconda mano

  1. Di quanti mondi, lá fuori, non conosciamo il nome. Ci protegge l’anonimato perché dare un nome significa riconoscere l’esistenza e quando é cosí triste, l’esistenza, non la si vuole conoscere, se non con buonismo. Sei bravo tu. Io molto meno. Buone feste e all’anno prossimo.

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