Piove. Da tre mesi. L’umore fa a gara di grigiume con il cielo. Arrivo in stazione e distrattamente apro la porta del treno che mi sta aspettando. E vengo travolto da una luce accecante.
Il coro dei Cherubini manca: l’unico Cherubini che canta qui viene dall’iPod di un trentenne. Ma la visione è comunque da terzo tomo della Divina Commedia.
Chiudo gli occhi.
Li riapro.
Li richiudo.
L riapro ancora.
Non ci credo.
Abbiamo un treno nuovo.
Niente più ressa in piedi: c’è posto per tutti. Basta urla blasfeme quando hai un passeggino: la porta si apre allo stesso livello del marciapiede. E in più è elettrico, come quello che avevo da bambino.
Certo c’è ancora qualche limatura qua e là da fare. Il plasma che dovrebbe segnalare la prossima stazione dà solo un laconico Waiting stream from server. E i led che dovrebbero comunicare l’ora, ci danno in modo impudico il loro indirizzo IP (il che è apprezzato dagli informatici, un po’ meno dagli altri viaggiatori).
Inoltre la parte più razionale di me continua a ripetere al resto del cervello: è una tratta della Regione, che avrebbe l’obbligo morale di favorire la mobilità sostenibile e quindi di coccolare noi pendolari del treno.
Ma queste inezie non riescono a togliere a me e agli altri passeggeri un sorriso ebete: Babbo Natale, fuori stagione, ci ha portato il trenino nuovo.
Un bel regalo davvero. Il prossimo anno lo metto nella letterina anch’io
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Viva le tratte regionali, abbasso Trenitalia! 😀
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