Inizio settembre.
Osservo il vagone semi vuoto: i ragazzi del liceo stanno dormendo beati a casa, mentre gli adulti in treno guardano i posti vuoti con malcelata invidia. Quasi ci manca la musica trap. Quasi.
Il silenzio mi distrae più del rumore: mi accorgo di avere lo sguardo perso sul panorama. Qualche fiore qua e là, tanto verde, il tutto avvolto dalla nebbia, che nella Bassa padana di mattina non manca in nessuna stagione dell’anno.
Vago, ripenso a ieri, quando ho chiuso il computer e sono uscito in strada a giocare con i miei figli. Il sole, fino a quel momento splendente, iniziava a calare e l’aria frizzante del pomeriggio inoltrato asciugava il sudore all’istante. Poco salutare ma molto piacevole.
Dovrei farlo più spesso.
I bambini del vicinato avevano riconquistato la via, dopo un anno rinchiusi tra compiti e allenamenti.
Dovrebbero farlo tutti più spesso.
Tutto incantevole.
Se non fosse che questo inizio settembre cade a fine febbraio.