E’ alta e magra, diafana. I capelli neri, lunghi, lisci e curatissimi sono una delle sue poche concessioni alla civetteria, insieme ad una borsa all’ultima moda. Il resto del vestiario è sciatto: non lo sciatto studiato dregli universitari, bensì lo sciatto involontario dei lavoratori sempre di corsa. Una sorta di Mortisia Addams ma senza sensualità.
Si accompagna sempre con un gruppo di amiche (e probabilmente colleghe) ma tende, nel loro chiacchiericcio continuo, ad avere il ruolo passivo di ascoltatrice, annuendo con convinzione quando si parla del mal d’essere del vivere d’oggi e facendo una risata trattenuta quando viene fuori una battuta sguaiata.
E’ un fascio di energie in potenza.
A volte vedendola desidererei che un amore, un uomo, una donna, un sogno, la strappino da quel sedile e la scaraventino nella vita reale, lontano chilometri da questa esistenza vissuta eternamente con il freno a mano tirato.
Prima che sia troppo tardi, che i suoi lineamenti si irrigidiscano, nel grugno triste di una vecchia zitella.
Fanno tenerezza le persone così. Viene da incitarle, spronarle. “Dai, su che ce la fai… Ma mica è detto che sia zitella. Una concessione al cliché?
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Ovvio. Tutti i miei personaggi sono cliché.
Conosco solo il loro aspetto esteriore e qualche frase qua e là: il resto sono tutti miei pregiudizi 🙂
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