Due ragazze in vagone, due amiche. Pochi anni di differenza, un dialogo tra tanti.
– Hai già deciso che specialità prendere?
– Non ancora. Sto valutando. Ero attirata da Chirurgia muscolare. Ma quella parola… “Chirurgia”… mi blocca.
– Ti impressiona?
– No, figurati, dopo quattro anni di medicina… Non è quello. E’ che mio padre è chirurgo. Non avrei neanche fatto Medicina, se non avessi avuto la relativa tranquillità che ci sarebbe stato lui a darmi una mano dopo l’Università. Il fatto è che tramite lui vedo cos’è medicina per le sue colleghe donne.
– In che senso?
– Io voglio lavorare ma voglio anche dei figli, una famiglia. Non mi prendere in giro anche tu…
– No, no, capisco. Non ho questa smania di sposarmi, ma ho trent’anni e inizio a sentire che la finestra entro cui avere figli si fa via via più piccola. Ma che faccio? Anche finendo l’Università, o io o lui dobbiamo trovare lavoro. Io non voglio farmi mantenere dai miei. E non ho chi può darmi una spinta…
– Guarda, non so neanche più se mio padre può darmela questa spinta, se è per questo. Io le ho viste le sue colleghe, ti dicevo: una carriera stroncata perché sono rimaste incinte. Un odio da parte di superiori e colleghi, come se avere figli fosse un crimine. Per questo non voglio fare chirurgia…
– Perché pensi che dalle altre parti sia diverso?
Questa, cari posteri, era l’Italia nell’anno del Signore 2014.
Oggi sei il secondo blogger che tratta l’argomento “donne nel 2014”. Edificante…
http://ammennicolidipensiero.wordpress.com/2014/01/23/confessioni-sentimentali-di-una-post-adolescente-del-nuovo-millennio/
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ringrazio pendolante per la segnalazione. confermo, quello ospedaliero è l’ambiente in cui lavoro. per assurdo, in questo momento i 4 (prima della legge di stabilità di quest’anno 5) anni di specializzazione medica sono il “periodo-finestra” di maggior tutela contrattuale, prima di entrare nel magico mondo delle finte partite iva, in cui la maternità (e la paternità figuriamoci) è una malattia che è per altro sconveniente nominare.
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Mica lo sapevo che lavorassi in ambito ospedaliero. Anch’io e pur non essendo medico, dopo la prima (e unica) figlia, mi è stato gentilmente chiesto (dalla responsabile donna) “non vorrai mica sfornarne un altro?”
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ma infatti, quella che scrivevo non era una sensazione, erano le parole che si è sentita rivolgere la mia compagna… lapsus o intenzionali che fossero: “e quindi, quando rientrerà dalla malattia?” (http://ammennicolidipensiero.wordpress.com/2013/06/10/imprudenze/#comment-769, nel post nel quale per la prima volta usai la vignetta di altan)
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Mettendoci nome e cognome non posso entrare troppo nel dettaglio ma diciamo che purtroppo ho a che fare anch’io indirettamente con l’ambiente lavorativo della sanità e ne avrei diverse da raccontare 😦 .
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