La prima vera primavera

Esco dal treno e sono felice.

Il treno mi ha appena riportato alla stazione di Agreste, la mia fermata.
Le porte si aprono e io scendo: è ancora giorno, è quasi casa, è quasi amore.

Il tepore di un sole ancora alto scalda la mia pelle e la riempie di gioia.
Il treno, anche se in ritardo, è arrivato.
La primavera è più in ritardo del treno ma lasciatemi illudere che sia arrivata anche quella.

Ma non è il sole a rendermi felice. Non i suoi raggi, non la sua luce.
Non è neanche il profumo dei fiori del vicino parco giochi. Non i loro colori che finalmente scalfiscono grigio e nebbia.
Non il canto degli uccelli, che sembra un inno alla vita.

E’ tutto questo insieme e un’altra cosa ancora.
E’ il sorriso di mia moglie e dei miei due figli, che hanno approfittato della bella giornata per andare al parco giochi e farmi una sorpresa.

E’ la loro felicità nel rivedere me e la primavera.
La quarta primavera di mia figlia e la prima di mio figlio.

Buon compleanno, cucciolo.

3 pensieri su “La prima vera primavera

  1. >Non è neanche il profumo dei fiori del vicino parco giochi. Non i loro colori che finalmente scalfiscono grigio e nebbia.

    Ecco, bravo! Bravo. Che mi stannu facennu moriri.

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