– Cazzo!
– Controllore, ma che cazzo è successo?
– Controllore, ma come cazzo guida il suo collega?
– Controllore, qui ci sono persone anziane in piedi, le pare il modo di frenare?
Controllore sta lì, zitto, e subisce la valanga di improperi. Sembra quasi non sentirli.
Abbiamo appena superato Caserosse; la prossima fermata è Agreste, la mia fermata. Ma il treno è fermo. Ha frenato all’improvviso mentre stava per superare il passaggio a livello che divide Agreste a metà.
L’inerzia del movimento ha catapultato a terra alcune persone già pronte a scendere dal treno. L’inerzia della vita ha impedito a tutti di capire cosa sta succedendo.
Poi di colpo la folla si zittisce e si rende conto di un particolare: Controllore, un ometto solitamente calmo e cordiale, è pallido, troppo.
Siamo ad Agreste, il punto mediano di questo pendolo che ogni giorno fa oscillare 223 persone, più a volte 103 in piedi. Ma ora il pendolo si è fermato, almeno per una di queste vite.
Controllore ritrova finalmente le parole:
– Scusate. Un tipo si è buttato sotto al treno.
Per un momento l’Infinito invade il vagone. Ognuno afferra la sua vita, pensa a chi lo sta aspettando a casa, a quanto le sue piccole cose siano importanti. E per un attimo siamo un gruppo di fratelli, felici, egoisti e avidi di vita.
Ma è solo un attimo, poi torna il carosello: una donna piange di nervi, un ragazzo avverte i genitori al telefono, una folla di giovani e anziani prende in mano il cellulare ed inizia a filmare non si sa bene cosa.
Giorni dopo corre voce che l’uomo sotto di noi fosse appena uscito dall’Ospedale di Agreste con in mano un referto medico. E non conteneva buone notizie.
Ora il momento è passato. Sul treno quasi non se ne parla più: l’Infinito ha di nuovo ceduto il passo alla Routine.
Ciò che resta, vicino al passaggio a livello, sono un cappello ed un mazzo di fiori.
Quanto poco rimane di tutta una vita.
Vorrei commentare, ma cosa si puó dire che paia sensato?
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C’è poco da dire. Bisogna semplicemente ricordarsi di quanto bella e preziosa sia la vita. Spesso siamo così idioti da ricordarcene solo quando qualcuno muore.
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É la vita che non ci fa pensare alla morte. Sarebbe invivibile altrimenti. Non so se mi seguivi quando ho scritto il pist Morte sui binari/2…il cinismo mi sorprende sempre…
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Non ti seguivo ancora: l’ho letto adesso.
(per chi legge i commenti, ecco il link: http://pendolante.wordpress.com/2012/02/15/morte-sui-binari2/ )
Sinceramente non ero a conoscenza degli aspetti “tecnici”. Grazie della delucidazione.
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