I treni di Tozeur

E poi alla fine ci si abitua a tutto.
Si impara a convivere con una malattia invalidante, con un’amputazione, con un lutto. Figurati se non riesci ad adattarti ad un pezzo di ferrovia crollata, ad un autobus sostitutivo, ad un ponte inagibile, ad un trasbordo a metà strada.

Alla fermata provvisoria, sotto la pioggia che continua a cadere, incosciente dei danni che ha causato, tieni il cellulare spento, guardi negli occhi gli sconosciuti che da anni ti accompagnano, scambi con loro parole di conforto e di speranza.
Questa sfortuna ci ha insegnato a tornare a vivere ad un’altra velocità.

Inizi ad apprezzare la lentezza: quel sapore antico che dà il salire sulle quattro ruote, rilassarti e smettere di chiederti a che ora arriverai.

E la magia continua anche al rientro, quando a casa non trovi più la connessione a Internet, rotolata giù insieme ad un traliccio della Tim: niente chat, nessun social, nemmeno lo streaming.
E le sere si riempiono di partite a carte, racconti intorno al fuoco e il calore accogliente dei tuoi figli.

Lo sfortunato incidente è diventata un’opportunità per vivere il momento.

Ma a chi voglio prendere in giro?
Questo cazzo di pullman non arriva mai. Io sto buttando tutte le mie ore di permesso a stare ad inzupparmi in una fermata di autobus improvvisata in mezzo alla strada.
Insieme a tua madre che mi parla per forza mentre aspettiamo. Si ricorda di me, delle mie abitudini: praticamente una stalker.
E l’orario che cambia ogni giorno manda in ansia la mia mania di controllo.

Vogliamo poi parlare di mio figlio, che sta iniziando a soffrire di ludopatia e per disperazione ha ripreso a vedere Peppa Pig perché Rai Yoyo è l’unico canale che si prende?

No ma va tutto bene.

(La foto è dei VV.FF)

3 pensieri su “I treni di Tozeur

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