Primavera lontana

Alla prima fermata si guarda intorno più e più volte.
Ha gli occhi leggermente sgranati e un respiro affannoso.

Alla seconda fermata sale un gruppo nutrito di passeggeri. Il ragazzo ne identifica alcuni e il suo respiro torna quasi regolare.

《Ciao!》 le dice una ragazzina, con i suoi quindici anni e il suo sorriso. La stessa età, i due, e un opposta predisposizione verso la vita.
Lei è una primavera che sboccia, lui una piantina che affronta un vento da neve, un fico d’India che nasce fuori posto. Forse un giorno fiorirà ma la bella stagione è ancora lontana.

Fa per sedersi, lei. Tira fuori gli aculei, lui.
《Questi posti sono solo per i maschi.》

Non si turba la Primavera: si alza e la sua gonna colorata svolazza via lontano.
Il suo posto lo occupa una piccola acacia, più slanciata della prima ma con lo stesso numero di brufoli e soprattutto lo stesso sesso.

Piante diverse ma con la maglietta della stessa marca e lo stesso tipo di cellulare: si annusano, si scambiano molecole, si riconoscono (《Bella vez!》) e finalmente si tranquillizzano e si siedono.

E il viaggio può proseguire, mentre l’acacia trasmette al fico le informazioni vitali: come si fuma una sigaretta elettronica, l’ultima cosa che ha detto quel musicista contro quell’altro, cosa c’è da fare per domani a scuola.

Tornerà la primavera: non busserà ed entrerà sicura. Verrà il tempo di pensare all’impollinazione. Per l’acacia sicuramente ma forse anche per il fico d’India, anche se per lui mi sa che sarà per buona parte autogama.

Ma adesso per le due piantine è solo ora di fare fronte comune contro il vento freddo dell’adolescenza.

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