《È libero questo posto?》
《Certo. Fanno 3 euro.》
《Mmm… Non ho spicci oggi, mi dispiace.》
《D’accordo. Metto in conto. Anche oggi.》
La gag si ripeteva almeno una volta a settimana, con leggere varianti.
Io che la anticipavo con un《Faccio poi un conguaglio a fine mese, promesso!》 o lei che mi faceva notare la mia reiterata morosità.
Era stato divertente per un po’ ma alla lunga era diventato angosciante: entrambi nello stesso vagone, ogni mattina, con il dialogo che non si disincagliava da lì. Il giorno della marmotta.
Finché un giorno l’abitudine si è interrotta. Così, all’improvviso.
Forse il mio lato Asperger mi ha fatto cambiare vagone senza che me ne rendessi conto. Forse è stata lei a modificare le proprie abitudini. Sta di fatto che non ci siamo più incontrati.
Poi un pezzo di ferrovia è andato giù e tutte le abitudini sono state stravolte.
Così eccola lì, seduta sulla poltrona dell’autobus sostitutivo, identica ad un anno fa, con il suo portamento aristocratico e lo sguardo della scugnizza. Accanto a lei una poltrona vuota.
《Vedo che il servizio è ancora attivo…》
《Oh, ciao, caro!》
È stato come reincontrare una vecchia amica, di cui non so neanche il nome.
I compagni di viaggi sono sconosciuti così intimi
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