No ma avevo tutto pronto, davvero.
Un post buffo su un dialogo che avevo sentito in treno.
Era in bozza: c’era solo da rileggerlo e poi metterlo sù.
Era divertente, giuro.
Poi domenica è successo che la ferrovia è diventata quella roba qui sopra.
E mi è un po’ passata la voglia di scherzare.
Lo metterò quel post, promesso, anche perché continuare a fare i coglioni è anche quella una forma di resistenza contro le avversità.
Ma non ora.
E non tanto per me, ché alla fine sto dalla parte fortunata dell’argine: quella che ha retto. E dovrò solo un po’ penare per arrivare a lavoro.
Ma per chi invece abitava dall’altro lato. Abitava, al passato. Imperfetto indicativo, in tutti i sensi.
Non perché non ci sia più lui, sia chiaro. L’organizzazione è stata con i contro cazzi, non c’è che dire, e nessuno è rimasto intrappolato in casa. Ma perché è quella, la casa, a non esserci più.
E niente: non ci trovo un cazzo da ridere.
Forza e coraggio, Budrio.
(Foto tratta dal sito di FER)