Pendolari stretti

Voi che avete treni con dieci minuti di ritardo e il singolo giorno l’anno in cui nevica siete fregati.

Voi che avete una ventina di ore di permesso all’anno che sono il cumulo dei ritardi dei vostri treni.

Voi che vi lamentate dell’odore del vostro compagno di scompartimento.

Voi che credete che la vostra vita sia un inferno.

Voi, pendolari del nord, dico a voi: pensate a loro. Pensateci la prossima volta che andate in Sicilia.

Pensate a chi abita a Villa San Giovanni e lavora a Messina, pensate a chi abita a Messina e fa il tragitto inverso.

Loro. Loro sì che sono degli eroi, loro che hanno un ritardo imprevedibile ogni giorno, che convivono con la puzza di pesce e hanno la salsedine addosso anche a dicembre.

Loro che vengono portati avanti e indietro non da un treno ma da un traghetto chiamato Caronte e che quindi probabilmente l’Inferno lo vedono davvero, anche se non hanno ancora ben capito in quale delle due sponde si trova.

Loro che ad agosto sono costretti ad andare in ferie, non perché imposto dall’azienda ma perché sanno che altrimenti passerebbero metà delle loro giornate in attesa del traghetto.

Loro che non possono neanche sperare in un futuro migliore: il ponte, se mai si farà, non migliorerà certo la loro situazione.

Voi, pendolari del nord, relativizzate i vostri problemi.

Poi, certo, sapere che c’è chi sta peggio non ti fa certo incazzare meno, anzi.

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