Ci sono artisti che riescono a fare magie.
Non sono dei virtuosi: anzi, spesso sono musicisti mediocri che costruiscono l’intera carriera su quattro accordi.
Non li ho mai amati: anzi, in giovinezza proprio non li sopportavo.
Ora però riconosco loro una capacità che i miei artisti preferiti non hanno: riescono a fare magie, appunto. Anzi, una magia.
Non sono mai rapper, non sono rocker, non sono punk: anzi, solo i cantanti pop riescono in questo.
Non sono politicamente impegnati, o almeno non nelle canzoni che hanno questo potere. Quasi sempre sono ballate che parlano d’amore, oppure di figli. Raramente riescono anche quando parlano di padri o di amici, ma non è cosa da molti: devi chiamarti Cat Stevens o James Taylor.
La magia avviene in treno.
Succede che una studentessa fa partire qualcosa dal proprio cellulare, senza auricolari. Forse il video della canzone, forse un tardivo augurio di buon anno, forse una timida dichiarazione.
E nessun pendolare alza gli occhi al cielo. Anzi: l’operaio inizia a fischiettare l’intro, la dirigente canticchia le prime parole, il pensionato, che non sa l’inglese, accenna la melodia con la bocca.
Al ritornello l’intero vagone si è trasformato nell’albero di Natale della pubblicità che faceva la Coca Cola negli anni ’80.
E intanto il treno va avanti, danzando nel buio.