Potere al popolo?

Quando Alberto andò al governo non volle tradire le proprie origini: veniva dal popolo e ben si ricordava ciò che diceva quando era un semplice pendolare e stava in stazione, in attesa di treni che mai arrivavano in orario.

Riccardo ogni estate faceva il bagnino in Romagna. Non guadagnava molto ma in compenso tutte le notti poteva passarle con una turista diversa. “Ah! Quelle austriache, quelle tedesche!” ricordava con nostalgia, guardando una spiaggia semi vuota, composta solo da nonnette e da mamme italiane. “Erano così pratiche, così disinibite!”.

Nino si grattava le palle. Fucile alla mano e chili di noia dentro le scarpe. “Che ci faccio io qui?” rifletteva mentre pensava alla sua fidanzata lontana. Davanti a sé un bellissimo mare ligure. Ma lui non poteva neanche mettere in ammollo i piedi: ordini dall’alto. Lui doveva scrutare il bagnasciuga e tenersi pronto ad imbracciare il fucile se fosse toccato da piedi stranieri.

Giuseppe faceva la fame e ripensava con nostalgia al cous cous trapanese della sua infanzia. Ma con quale pesce poteva condirlo ora? Nessuno si arrischiava a pescare più, da quella volta che quel coglione di Bepi aveva sparato contro i pescatori, solo perché non capiva una minchia del dialetto siciliano.

Quando Alberto era solo un pendolare, l’azienda dei trasporti aveva stretto un accordo con le forze armate e il proprio treno era spesso guidato da militari in tirocinio.
Alberto ben si ricordava cosa esclamava quando i treni non arrivavano in orario: “Altro che tirocinio! Dovrebbero mandarli tutti alla frontiera, a sparare a vista!”

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