Ovunque sei

È contento, è contentissimo. Fa i salti di gioia, se mi è permessa una frase fatta.
Oppure è contentA, non so: è un essere dal sesso indefinito; oppure sono io ad osservarlo troppo di fretta.

Di motivi per essere contento ne ha di certo: pur non essendo né maschio né femmina, è bello, bellissimo. E giovane, in buona salute e ottimista. E poi si trova in un parco fresco, freschissimo, in una giornata di sole con un cielo sereno, serenissimo.

Ma forse il motivo di tanta felicità è un altro: di fronte a lui c’è una panchina, non nuova ma pulita; sopra la panchina c’è un computer portatile; nello schermo del computer c’è un diagramma Gantt.
Per un qualche motivo imperscrutabile, sono le celle colorate del diagramma l’origine della sua euforia.

Incontro questo strano – ma bello, eh! – essere ogni mattina, quando arrivo alla stazione di Millemondi. E ogni mattina fa lo stesso salto di gioia.
Il parco è bello – è vero – ma, a ben guardare, senza altra anima viva, maschio o femmina che sia: è una sorta di scenario post-atomico coperto da rete 5G.

A coprire parzialmente questo essere salterino c’è una scritta: “L’ufficio ovunque sei” e sopra il nome di una nota azienda telefonica.

Lui è fuggito dai palazzi di vetro che si intravedono sullo sfondo ma non c’è orario di lavoro, non c’è tempo libero, non c’è parco che tenga: il suo ufficio lo raggiungerà ovunque sarà, lui e il suo cazzo di Gantt.

E fa pure un salto di gioia, questo scemo.

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