Manifesto, parte seconda

Nella giungla dei cellulari, interrotti solo da qualche cespuglio di tablet e da radi computer portatili, a volte si intravede un pendolare con carta e penna. Fuori dal tempo, se non fuori dal mondo.

La visione risulta ancora più improbabile a chi frequenta la tratta Millemondi – Agreste ogni giorno e ha imparato a conoscerlo: a volte è in compagnia e dai discorsi si intuisce che è uno sviluppatore di software.

È geloso dei suoi fogli e nessuno sa cosa nascondono: se qualcuno alzasse la testa e scrutasse, riuscirebbe solo ad intravedere una calligrafia sghemba e disordinata. Ma per fortuna nessuno alza la testa, tutti impegnati come sono a combattere con il loro dispositivo mobile.

Che poi anche questo strano animale possiede un tablet: con una certa periodicità lo si può vedere picchiettare forsennatamente su di esso come se fosse una vecchia Olivetti Lettera 22, forse intento a rendere leggibile l’inchiostro che ha sbrodolato nei giorni precedenti, per mostrarlo a chissà chi.

Ecco: quel pendolare song’ ie.

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