In treno si legge, si ascolta musica, si scrive si chiacchiera, si lavora.
Ma a volte si riesce anche a vincere l’horror vacui e si sta semplicemente ad osservare la pianura dal finestrino.
La tratta Millemondi – Agreste non offre grandi diversivi: niente mare, niente montagne, solo un’eterna pianura.
Campagna tanta, ma anche case.
Serrande chiuse, dei fortunati che dormono ancora o degli sfortunati che già trottano.
Luci accese di famiglie felici che fanno colazione. O di vecchi che da soli sorseggiano il latte davanti ad un telegiornale.
Oppure famiglie distrutte. Finisci quella cazzo di colazione ché dobbiamo uscire!
Macchine ferme da riparare. Macchine già in tangenziale a smadonnare. Macchine in partenza, ultimo bacio, buona giornata.
Migliaia di piccoli oggetti, specchio di mille anime, che ogni mattina affrontano questo mondo di uomini e topi.
Di solito in treno preferisco leggere o scrivere: guardare dal finestrino mi fa percepire il bellissimo e spaventoso abisso dell’infinito.
Abene anche guardare l’infinito. Aiuta a tornare al proprio circoscritto
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“CircoScritto”. Bellissimo: il prossimo blog lo chiamo così 😀
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