L’autista dell’autobus

bus

– Autista, quando parte ‘sto cesso?
– Quando si riempie di merda.

Mio padre non è mai stato avvezzo al concetto di “non adatto ai minori”. Questo ha causato in me una indifferenza verso i film dell’orrore, di cui ho fatto scorpacciata a cinque anni, e un bagaglio di battute di dubbio gusto, imparate più o meno alla stessa età e che mi vengono in mente nei momenti in cui è necessario sdrammatizzare.
Questo è uno di quei casi.

Sono bagnato di pioggia e sudore: il treno ha perso per strada un motore e si è reso necessario un trasbordo in autobus “alla fermata M”.
Solo i veri duri sanno dov’è la fermata M. E sanno anche che è distante: bisogna correre.
Arrivo all’autobus in tempo, seguito da una coda di passeggeri che hanno preferito rincorrere fiduciosi uno sconosciuto piuttosto che vagare senza meta.
Salgo sull’autobus.

– Autista, ferma alla stazione di Agreste o anche ad Agreste Centro?
– Ah io non le so mica le fermate.

Fantastico. Penso alle storie di mio padre e rido per non piangere.
L’autobus si riempie, ma si continua a stare fermi.

– Autista ma prima o poi partiremo?
– Speriamo!

E mi sembra che non ci sia ironia nella sua voce.
Un secondo autobus si accoda al nostro. Mi conforta: l’altro autista ci supererà; l’altro autista saprà la strada.

Uno squillo di trombe invade la vettura: è la suoneria del mio autista.

– Pronto? Piero, tu devi stare tranquillo. Ma sì, più o meno lo so dove dobbiamo andare. I paesi quelli sono. Ma le fermate… ascolta, non ti preoccupare… le fermate le sanno i passeggeri… Quando vedi che vogliono scendere, tu accosta. E chi non sa dove deve fermarsi si accoderà agli altri. Su…

L’autista accende il motore.
E io ripenso ai film dell’orrore visti con mio padre.

2 pensieri su “L’autista dell’autobus

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