Nanosecondo

“Papà!” grida il Nano piangendo disperato. La mano tesa verso un impossibile ricongiungimento. La posa da Anna Magnani in Roma città aperta.
Il papà invocato sono io, che scappo via dall’asilo in fretta come un ladro: come dice mio suocero “Se devi segarti un braccio, è meglio un taglio netto, senza stare tanto lì a cincischiare con la lama e la pelle”.

Mi ritrovo in strada, immaginandomi intanto le maestre che sparano a freddo sul Nano e sentendomi il peggior genitore del mondo.
E lo so che la stessa scena avviene da una settimana, lo so che l’uomo sa abituarsi a qualunque cosa, so anche che le maestre dicono che dopo due minuti è lì che gioca felice (il maledetto), come so anche che effettivamente dopo a casa è sereno.
Lo so ma non serve a niente: ci sto male lo stesso.

Mi aiuta solo la logistica: non ho tempo di star lì a pensare, devo correre perché tra poco il mio treno parte.
Perché, sì, oggi torno a lavorare, torno a pendolare.

La Belva è tornata alla scuola materna, il Nano è sul termine dell’inserimento all’asilo nido: ci sta solo la mattina, senza genitori.

A tenerlo in casa nel pomeriggio resterà per una settimana mio suocero, il suddetto esperto in asportazione di arti superiori, nonché l’unico membro di questa famiglia sparsa per l’Italia che possiede due caratteristiche estremamente importanti per il welfare familiare moderno: è in pensione; è abbastanza in buona salute da poter tappare le situazioni “prole malata + pazienza dei colleghi miei e di mia moglie esaurita (la pazienza, non mia moglie) + babysitter irreperibile”. E inoltre ha la santa pazienza di farsi trecento chilometri per raggiungerci, su chiamate estemporanee. Dio o chi per lui lo abbia in gloria.

In stazione sembra una rimpatriata con i compagni di classe delle superiori: conosco tutti e non conosco nessuno.
Riecco Elena, che rimugina, il Monarchico, che ha già adocchiato la sua prossima preda, la Dignità, sempre serafico, la ragazza di Kalid, con il suo sorriso, il Ciccio, che saluta tutti, Giovanna (di cui adesso so anche il nome), che spettegola con le amiche. Ci sono anche Renzo, l’Avvocatessa e il Duro, di cui ancora non ho parlato.

Dopo un mese e mezzo tra ferie e congedo parentale, rieccomi a bordo.
Dopo un mese e mezzo in compagnia di Trilli, rieccomi nel Mondo Fermo, dove effettivamente sembra che nulla sia cambiato.

Un pensiero su “Nanosecondo

  1. Bentornato! Giusto ieri ho ricevuto una telefonata di un amico che ha portato per la prima volta il figlio al nido. era uno straccio. I sensi di colpa lo dilaniavano e mi chiedeva conforto. Io l’ho rassicurato che il piccolo sarebbe stato bene, ma ricordo quando mio marito mi insultava perchè toccava sempre a lui assistere alle scene di disperazione della nostra piccola al nido. Io, fortunata, l’andavo a prendere.

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