(Parentesi non pendolare)
Qualche giorno fa è stato il tuo quinto compleanno.
I pacchetti sono stati aperti. Dentro c’erano cose futili ed importantissime. Ma, se potessi, ti regalerei altro.
Ho passato cinque anni ad insegnarti a stare composta, a spiegarti con le parole e non con le mani, ad essere educata, ad aver pazienza, a non interrompere i discorsi, a non rompere le cose, a non rispondere male.
Ha imparato bene quasi tutto.
Ora ti guardo: composta, educata, paziente. E triste.
Per il compleanno ti avrei regalato altro: la serenità, con sprazzi di felicità.
Vorrei ricominciare. Dirti che non è che ciò che ti ho insegnato sia sbagliato. Però a volte sì.
Vorrei insegnarti a fare sogni grandi e a non aver pazienza di aspettare che si avverino da soli; a capire quando non è il caso di essere gentili e bisogna pretendere rispetto; a stare un po’ scomposta, perché dondolarsi con la sedia è un po’ pericoloso ma è anche tanto divertente. E se non dovessi riuscirci, vorrei almeno insegnarti a guardare dentro te stessa, perché tu possa capire, quando sei triste, qual è il vero motivo.
Buon compleanno, cucciola. Ti auguro di diventare un po’ più leggera e un po’ più stupida.
Poi, però, insegnalo anche a me.