2 agosto 1980

By Beppe Briguglio, Patrizia Pulga, Medardo Pedrini, Marco Vaccari

Sono Angela. Ho tre anni. Da grande voglio guidare il trattore del nonno.
Domani parto con la mamma. Andiamo al Lago di Garda.
Mamma dice che è bello. Sono contentissima.

Sono Cristina e mi girano le palle.
Non capisco perché questo bigliettaio non si fa i cazzi suoi.
Siamo in vacanza, tutti d’accordo ad andare a Parigi, tutti d’accordo a partire domani.
E invece no: questo bigliettaio sta qui a rompere il cazzo, a dire che il 2 agosto mattina a Bologna ci sarà un casino della madonna, che dovremmo rinviare alla sera o all’indomani. E i miei lo stanno pure a sentire.
Bigliettaio, ti odio: mi ricorderò di te per tutta la vita.

Sono Giovanna e sono incazzata.
Lo so che dovrei essere in biglietteria, che è già il 2 agosto e che tra pochi giorni si parte. Ma ho litigato con Andrea, di nuovo. I biglietti possono aspettare: vado da Antonella, ho bisogno di sfogarmi con qualcuno. E magari ci andiamo anche a prendere qualcosa al bar: la vita è breve e bisogna godersela.

Sono Onofrio e sono felice.
Certo, fare il guardiano alla stazione di Porretta non è proprio ciò che sognavo nella vita.
Ma sono felice lo stesso: domenica arriva Ingeborg, la mia fidanzata. E poi via: la nostra vacanza in Sicilia.
Intanto però sono qui, sul primo binario della stazione di Bologna. Con un caldo porco ed un treno per Porretta che non arriva ancora.
Forse avrei dovuto andare a bere qualcosa con i colleghi che mi avevano invitato.

Sono Mauro e mi piace leggere. Infatti sto leggendo anche adesso, mentre sono nella sala d’aspetto della stazione di Bologna, in attesa del mio treno che ha un’ora di ritardo. Franco, il mio amico, è appena uscito dalla sala.
All’improvviso smetto di leggere, guardo in su e il cielo cade.

Sono Giorgio e qualcuno o qualcosa mi sta riempiendo di pugni. Non so cosa sta succedendo. So solo che un minuto fa ero qui a ridere con Natalia e Manuela, mia moglie e mia figlia. So solo che Manuela stava partendo per la colonia estiva ed eravamo tutti allegri. E ora ho il soffitto che si è trasformato in un pugile e picchia forte alla schiena. Dov’è Manuela? Dov’è Natalia?

Sono Nazzareno e sono il primo ad essere tirato fuori dalle macerie. Venivo da Milazzo, in Sicilia, dove lavoravo. E andavo a Caltana, in Veneto, da mia moglie e i miei figli. Tutti mi dicevano che era buffo il mio essere emigrante al contrario. Non me ne sono mai lamentato. Ma ora non lo trovo più tanto buffo.

Sono Velia e sono incinta. Diranno che la vittima più piccola sarà Angela, tre anni. Ma è vero a metà.
La vittima più piccola è nella mia pancia.
Io sono già morta, lei ancora no. Piange lì dentro da sola e nessuno la sente.

Sono Amelia, la bambola rossa di Sonia. Stavamo correndo insieme pochi secondi fa. Mi teneva stretta stretta a lei.
Adesso ha allentato la presa.
Ringrazio Dio di non avere occhi veri per vedere.

Sono Ugo e scavo nella sala d’aspetto di prima classe.
Sono uscito pochi secondi prima del boato.
Sono un miracolato e ho il dovere di scavare, anche se sono il primo qui a poterlo fare.
Ho visto Roberto: si può ancora salvare.

Sono Anna, ho 10 anni e sono sul dondolo con la nonna da un’ora. Dovrebbe essere il sogno di qualunque bimba.
E invece è l’ora più lunga della mia vita. La TV di nonna ha detto che c’è stata una bomba in stazione. E mamma forse era là. La aspetto da un’ora.
Ma ecco che arriva la macchina del babbo. E la mamma è accanto a lei. Era stanca ed è tornata un giorno prima, per stare un giorno sola con il babbo, senza di me. L’incubo di qualunque bimba. E invece sono contenta come mai prima.

Sono Agide e guido l’autobus 37. Sono sempre puntuale: se arrivi puntuale, stacchi puntuale.
Ora svolto e c’è la stazione.
No, non c’è la stazione. C’è una roba senza senso, senza forma. C’è solo grida, macerie, feriti.
Sono Agide e oggi non stacco puntuale: stacco dopo 16 ore di lavoro di seguito.
Sono Agide e non guido il 37: guido un’ambulanza, guido un obitorio.

Sono Giuseppe e sono svenuto. Chi cazzo ce l’ha fatto fare a me e mio fratello Antonio?
Volevamo fare i galletti. Erano carine quelle tre ragazze straniere a Rimini. Certo che vi accompagniamo a Bologna.
Sento che mi stanno portando via. Sento che ce la farò. Ma il sangue mi dice che Antonio no, non sarà così fortunato.

Sono Letizia e sono appena stata assunta al bar ristorante della stazione. Ero anche contenta, prima che mi stringessero la mano e mi dicessero “Bene, con te abbiamo rimpiazzato l’ultima”.
L’ultima.
L’ultima è Rita, Nilla, Katia, Franca, Euridia e Mirella. Lavoravano tutte lì, il 2 agosto 1980.
Sono appena uscita da quella stretta di mano e penso.
Non penso al mio nuovo lavoro ma neanche alla strage di Bologna. Penso a mio padre.
Penso a mio padre, che si svegliava la notte gridando, con gli occhi aperti nel buio. E negli occhi la sua prima moglie, i suoi primi figli, quando io non ero ancora nata. Negli occhi le SS a Monte Sole in quella che verrà ricordata come la strage di Marzabotto.
Penso a mio padre e alla sua seconda moglie, mia madre, che lo tranquillizzava: è passata, è finita la guerra, non succederà più. Mai più.
E invece è successa di nuovo, la guerra. Penso che ai poveri anche qui a Bologna fanno la guerra.
Mai più. Penso Mai più. E lo penserò per il resto della mia vita.

Sono Marco e sono nato ad un mese e mille chilometri di distanza dal 2 agosto 1980.
A Bologna è legato un pezzo importante della mia vita e dalla sua stazione sono passato tante e tante volte.
Ed è incredibile pensarla squarciata.
E’ incredibile pensare che non c’è ancora stata vera giustizia.
E’ incredibile pensare che a volte di pendolarismo si muore.


(I personaggi di questo post sono stati romanzati ma basati sui racconti veri raccolti da Bologna dueagosto – verso una memoria condivisa.
Fa eccezione solo Letizia: rinominata e romanzata anche lei ma che conosco davvero.
Grazie a lei e a tutti gli amici di Emergency riesco a scrivere questo post senza sconforto e con un po’ di speranza per il futuro.)


Con questo post non proprio vacanziero, tiro giù le serrande per un po’. Ci si risente a settembre.

Un pensiero su “2 agosto 1980

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.