Elena è arrabbiata e fin qui non c’è niente di strano: è un umore comune a molti pendolari quando di mattina aspettano il treno affrontando ogni tipo di intemperia.
Elena sta rimuginando sui discorsi fatti a casa la sera prima: ripercorre ciò che hanno detto, quel che lei ha risposto e ciò che avrebbe dovuto rispondere. Il filo dei suoi pensieri non è lineare: torna indietro, si ripete, si ingarbuglia. Niente di strano: a quell’ora metà del cervello di tutti coloro che sono in stazione è in realtà ancora sotto le coperte.
I pensieri di Elena, però, sono palesi: li ripercorre ad alta voce, gesticolando vistosamente.
Elena è affetta da sindrome di down, il che – sia chiaro – non la rende né peggiore né migliore degli altri pendolari; solo più riconoscibile.
Tutti sanno come si chiama e a quale fermata scende: se vogliamo, questa è la prima cosa strana.
Elena è distratta. Anche qui niente di strano e niente che la rende diversa dagli altri. Ma essendo riconoscibile, tutti si accorgono se il treno sta per lasciare la sua fermata senza che lei sia scesa.
Quindi ogni giorno c’è sempre una gara a chi la avverte per prima.
Questa è l’unica cosa davvero strana, di questi tempi. E mi rende contento e fiero dei miei compagni di viaggio.
la solidarietà e l’aiuto non sono sempre estranei ai pendolari. Nella mia stazione scende una donna cieca che trova sempre qualcuno che l’accompagna alle scale. E se non si offre nessuno, branca al volo il primo che passa
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Che bello. Sono cose da ricordarsi nei momenti (per quanto mi riguarda frequenti) di profonda sfiducia nel genere umano 🙂 .
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