Ha una giacca rossa, un pantalone marrone e una camicia rossa. Da sei mesi. E da sei mesi è fermo sulla stessa mattonella dello stesso marciapiede.
Lo incontro durante il terzo pendolo giornaliero, quello che oscilla dalla stazione di Millemondi al posto di lavoro, lungo lo stesso tragitto in cui incontro la ragazza dei giornali.
Come ogni novantenne è abitudinario, ma invece di spiare cantieri, sta fermo lì e guarda orizzonti. Ogni giorno dell’anno.
Per mesi è stato per me un enigma: cosa fa qui? Perché? Cosa osserva davvero?
Poi piano piano è stato inghiottito, come tutto, dall’abitudine e ho declassato queste domande a semplice tarlo, di uno che ha tanto tempo ed anche il lusso di sprecarlo.
Ma un giorno – colpo di scena! – il mistero si svela!
Quel giorno il mio treno arriva con una decina di minuti di ritardo e viene leggermente posticipato il momento dell’incontro con il pensionato.
Lo trovo comunque lì, in piedi sulla stessa mattonella ma non guarda l’orizzonte: parla con la negoziante adiacente. E rispetta tutti gli stereotipi.
– Perché, signora mia…
Non dirlo.
– Si stava meglio…
No, ti prego.
– … quando si stava peggio.
Ecco l’ha detto.
Ma sto divagando. La negoziante riporta me e lui alla realtà: “Vai mo’, Giorgio, che sta arrivando il tuo pullman.”
Ecco cosa fa: aspetta un pullman.
E’ un pendolare. Come me.
chi altro, se non Il pensionato, “ha tanto tempo ed anche il lusso di sprecarlo”? 😉
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Sto notando solo ora che il nome – Giorgio, il pensionato – è molto appropriato alle cronache politiche di questi giorni :S
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mica tanto pensionato, quel Giorgio
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Gli effetti nefasti della riforma Fornero :S
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