Il fenomeno del lasciapassare è altrettanto interessante anche dall’altro punto di vista, quando sono io ad ostruire la via verso la salvezza ad un altro componente della mia specie.
La cosa consolante è che anche gli altri sembrano rodersi nei miei stessi dubbi: quando e come passare ai fatti? quando chiedere il passo?
Il dramma è che mi illudo di essere empatico: mi creo problemi al posto loro. Cerco per tutto il viaggio di interpretare i loro gesti per capire se e quando devono scendere (mettono via il libro, salutano gli amici al telefono, chiudono lo zaino).
E quando sono sicuro che la prossima stazione è la loro, che faccio?
Mi alzo evitandogli l’imbarazzo di dovermelo chiedere? Mi sembra una soluzione nazista: li obbligo a sbrigarsi e stare in piedi.
Oppure sto lì a vederli macerarsi nel dubbio, sadicamente, finché non riescono ad affrontare con coraggio i loro doveri?
Di solito opto per questa seconda soluzione. E mi fa bene al cuore sentire che anche loro, quasi sempre, mugugnano versi incomprensibili.
Sei ufficialmente etichettato come socialmente problematico. Ma non è mica grave, vé! Siamo in tanti nel mondo e ognuno ha le proprie stravaganze…
"Mi piace""Mi piace"
Eheheh… Questo è lo spirito giusto!
Comunque, sia chiaro: mi sono preso qualche “licenza poetica” e ho esagerato un po’ 🙂
"Mi piace""Mi piace"
E io che stavo per rivelarti le mie debolezze
"Mi piace""Mi piace"
Diciamo che questo blog più che un diario è un romanzo: c’è un po’ di vero e un po’ di falso. Si può parlare di “licenza poetica” per un blog? 🙂
Ora puoi dirmi le tue debolezze per poi rimangiartele spacciandole per estro creativo 😉
"Mi piace""Mi piace"