Scusi, scende? – Atto II

Il fenomeno del lasciapassare è altrettanto interessante anche dall’altro punto di vista, quando sono io ad ostruire la via verso la salvezza ad un altro componente della mia specie.

La cosa consolante è che anche gli altri sembrano rodersi nei miei stessi dubbi: quando e come passare ai fatti? quando chiedere il passo?

Il dramma è che mi illudo di essere empatico: mi creo problemi al posto loro. Cerco per tutto il viaggio di interpretare i loro gesti per capire se e quando devono scendere (mettono via il libro, salutano gli amici al telefono, chiudono lo zaino).

E quando sono sicuro che la prossima stazione è la loro, che faccio?
Mi alzo evitandogli l’imbarazzo di dovermelo chiedere? Mi sembra una soluzione nazista: li obbligo a sbrigarsi e stare in piedi.

Oppure sto lì a vederli macerarsi nel dubbio, sadicamente, finché non riescono ad affrontare con coraggio i loro doveri?

Di solito opto per questa seconda soluzione. E mi fa bene al cuore sentire che anche loro, quasi sempre, mugugnano versi incomprensibili.

4 pensieri su “Scusi, scende? – Atto II

  1. Diciamo che questo blog più che un diario è un romanzo: c’è un po’ di vero e un po’ di falso. Si può parlare di “licenza poetica” per un blog? 🙂
    Ora puoi dirmi le tue debolezze per poi rimangiartele spacciandole per estro creativo 😉

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